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PERSONAGGI ALTAVILLESI
La famiglia Di Giovanni e la musica
"Preg.mo Signore, Altavilla Irpina - la fiorente cittadina che attraverso un giro lungo di anni ha saputo conservare la tradizione di un Concerto musicale rinomatissimo - ha il piacere di annunziare alla Sua Preg.ma che sin da questa primavera detto Concerto riprende la sua tournèe artistica per tutti i Centri, grossi e piccoli, del Mezzogiorno d'Italia. Il criterio che ha presieduto alla formazione del rinnovato corpo bandistico è stato quello di eliminare tutti gli elementi superflui - buoni a far numero, ma non a dare, nella fusione della massa un'omogeneità strumentale che fosse l'espressione di un valore artistico vero - e di conoscere il personale entro limiti strettamente necessari, ma scelto e prescelto nel solo intento di ottenere un'orchestra modello per contrappunto ed armoniosa per vivezza e colorito di suoni". E' con questa presentazione, fatta su una cartolina prestampata dalla locale "tipografia Manto" e il cui frontespizio recava la dicitura: "50 esecutori repertorio vastissimo, massima serietà nelle contrattazioni", che "Il gruppo d'amministrazione" del "Gran Concerto Civico città di Altavilla Irpina" riprendeva nel marzo 1934 la sua attività sotto la direzione di Tommaso Michele Di Giovanni"geniale interprete, energico ed intelligente musicista". La tradizione musicale risaliva al 1887, quando Alberico Di Giovanni, papà di Michele, aveva costituto la fanfara che per dodici anni seppe farsi apprezzare in tante realtà locali. All'inizio del nuovo secolo, però, il fondatore per tentare maggiore fortuna, aveva deciso di emigrare negli Stati Uniti d'America e il progetto fu ripreso al suo rientro in Patria nel 1911. Negli anni '30 è il figlio che ripercorre la strada intrapresa dal padre e lasciata solo a causa della chiamata alle armi nel 1941. Dopo la guerra, diventano nucleo indispensabile della banda musicale: i fratelli Alfonso, Carmine, Salvatore Barone, i fratelli Luciano, Vincenzo Lonardo (capobanda), i fratelli Renna, Michele De Vita, Giovanni Arricale. Mentre i solisti erano Pasqualino Luongo (clarinetto), Luigi Anzalone (flicornino), Emilio Barile (flicorno tenore), Annibale De Masi (flicorno baritono), Pellegrino Bruno (flauto). Il repertorio spaziava da Beethoven a Verdi passando per Cajkovskij, Mascagni, Rossini, Bellini, Bizet, Lehar, Giordano fino ai contemporanei Caravaglios, Acampora, Mancinelli, Quatrano. "Ciò facendo, abbiamo mirato - e ci siamo riusciti - di apprestare un ottimo Concerto, capace dell'esecuzione di un programma vasto e profondo, e di offrire, nel contempo, la possibilità di contrattare su basi modiche e convenienti. Della qual cosa, i Comitati interessati - specie, oggi, in tempi di crisi - ci saranno grati se noi, non venendo meno alle nostre tradizioni nel culto di Euterpe,offriamo loro la possibilità, dicevamo, di non trascurare per ragioni economiche la realizzazione di feste così care al popolo e che sono per esso, nelle esigenze di una vita laboriosa, come una parentesi di gioia e di fede e un sollievo morale dello spirito…". Gli ultimi righi della carta promozionale, che nell'intenzione degli estensori doveva toccare i sentimenti dei possibili committenti, terminava con i saluti davvero singolari già patrimonio del linguaggio magniloquente dell'epoca: "nell'attesa degli ambitissimi comandi, noi Le porgiamo, preg.mo Signore, gli ossequi più distinti ed i nostri infiniti ringraziamenti". Ma anche questa esperienza musicale arriva al termine e a partire dal 1947 si costituisce un altro sodalizio: "L'orchestra Di Giovanni". Che scopre le sonorità anglosassoni e si lascia contaminare dalla musica Jazz molto in voga nel dopoguerra. I componenti della band sono: il giovane Carmine Di Giovanni (clarino), Lidio ( batteria), i cugini Michele (contrabbasso), Alfonso(fisarmonica) e Mario (chitarra), Salvatore Barone (sax), Assuntina Raffaele (cantante) e Alberto Manto (accompagnatore ed antesignano dell'attuale public relation). L'esperienza della jazz band si esaurisce nel 1954 e resta ad Alfonso lo scettro per continuare la saga familiare. Che si conclude nei primi anni '90 come organista dell'allora Collegiata. Frattanto, una curiosità: quasi tutti i figli e i nipoti di questi musicisti, intraprendono altre carriere professionali pur sapendo, spesso, leggere il pentagramma; pare che a consigliarli delle scelte siano stati gli stessi genitori, forse per i troppi sacrifici patiti prima, durante e dopo l'ultimo conflitto mondiale. Resta, quindi a seguire le orme di "zio Alfonso" solo Loredana (nipote di Carmine, quello della banda musicale) fino a qualche anno fa; quando, ottenuto l'insegnamento nella scuola per le discipline umaniste, si trasferisce nel Nord Italia.
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